LA STORIA
La chiesa di San Gregorio sorge, dopo aver percorso una stradina, al bivio di una riva aspra e sinuosa: è una chiesetta quattrocentesca costruita su un modello comune ad altri edifici votivi, sparsi per il Friuli. Preceduta da un piccolo portico, con copertura a padiglione sostenuta da due pilastri, ha la facciata mossa da una semplice porta e da due finestrelle quadrate. L’interno, a cui si accede anche da una porta laterale sinistra, è un’aula, con soffitto a capriate. Nel coro si trova un altare ligneo, del seicento, di semplice fattura, che ospitava una statua, anche essa di legno, datata 1503, ed ora sostituita da una copia, raffigurante San Nicolò. La statua del santo, opera di Bartolomeo da San Vito, che si trovava nella parrocchiale di Castello, è ora conservata presso il Museo Civico d’Arte di Pordenone, così il coro contiene oggi un dipinto coevo con San Gregorio e Santi. Nell’arco trionfale si trovano due affreschi: a sinistra San Leonardo da Limoges, in piedi; invece, in alto, seduto su un trono architettonico con pilastri lavorati e schienale con motivo a conchiglia, si può ammirare San Gregorio Magno,benedicente, in abiti pontificali riccamente ornati, nell’atto di reggere con la mano sinistra la Chiesa. Nella parete a fianco sono dipinte le insegne di Antonio III Feletto, che fu vescovo di Concordia dal 1455 al 1488, anno della sua morte. Di notevole pregio è la decorazione pittorica che si sviluppa nelle pareti della navata, opera attribuita pittore carnico Gianfrancesco da Tolmezzo e datata intorno al 1497. Dei dodici episodi originali, raccontati “a fresco” dal Tolmezzo ne sono giunti però solamente otto. In otto riquadri, separati tra loro da sottili cornici a motivi geometrici, viene raffigurato il ciclo della Passione: l’ingresso in Gerusalemme, l’ultima Cena, l’orazione nell’orto, e la cattura di Cristo nella parete di sinistra. L’incontro di Cristo con la Veronica, la Crocefissione, la Deposizione nel sepolcro e la Resurrezione, nella parete di destra. Sotto la linea del tetto della Chiesa corre una stretta fascia, colorata in finto marmo bianco e verde, che racchiude clipei entro i quali, nella parete sinistra, sono ritratti sei busti maschili e femminili di profilo. Degna di nota è la pila dell’acqua santa, che presenta, scolpito sotto l’orlo della coppa, un cingolo fratesco. Di rilevantissima importanza artistica è infine il paliotto d’altare, risalente al XVI secolo. L’opera è costituita da una struttura in legno intagliato e dorato con tralci di vite, motivi fitomorfi ed antropomorfi. Al centro, racchiuso da una cornice, il paliotto in cuoio punzonato, ornato da motivi a volute e vegetali, con al centro, di buona fattura e dipinta ad olio, la raffigurazione dell’Annunciazione. Il supporto ligneo è di essenza d’abete e il supporto in cuoio è realizzato da più pezzi ricuciti tra loro. L’opera, fortemente compromessa dal tempo e dall’umidità, è stata oggetto di un restauro conservativo eseguito da Giancarlo, Giovanni ed Alberto Magri, autori anche del recente restauro della pala dell’altare, raffigurante “San Gregorio in gloria tra i santi Rocco e Martino e il povero”. Nella zona inferiore, inginocchiato a mani giunte, è raffigurato il probabile committente. Il dipinto, del XVII secolo, è opera di Francesco Matteazzi.
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