LA STORIA

La prima testimonianza che documenta l’esistenza di una struttura religiosa nel centro di Budoia risale al 1299. In base ad essa si attesta che la chiesa di S. Andrea faceva parte della signoria dei Polcenigo e della Pieve di S.Maria di Dardago. Successivamente venne concesso di celebrare messa ma solamente nel 1795 i budoiesi posero la prima pietra per edificare la loro nuova chiesa: l’incarico del progetto fu affidato all’architetto Domenico Aprilis. I lavori procedettero piuttosto velocemente ma si arrestarono nel 1806: il patrimonio di S. Andrea, assieme a tutti i beni delle strutture ecclesiastiche che non fossero parrocchie, furono infatti confiscati da Napoleone Bonaparte. I lavori ripresero nel 1832, a cura del lapicida Matteo Tres Pallotta di Budoia. Egli modificò il disegno originale di Aprilis, completò la chiesa e ornò la facciata con bei capitelli di pietra. Il 29 novembre 1834 la chiesa fu aperta al culto e completata nel 1840. L’edificio è a pianta rettangolare, con ai lati altari con volte di botte. L’abside è a catino e il soffitto, a navata, presenta quattro vele in corrispondenza delle finestre. La chiesa è stata sontuosamente decorata da vari autori tra la fine del XIX secolo e poi è stata ultimata alla metà del XX secolo, interpretando il gusto dell’epoca. Spiccano in essa i dipinti di Lorenzo Bianchini, di Udine (1891: figure di evangelisti, dottori) e del friulano Lorenzo Rigo (1895: Adorazione dei pastori e Apparizione di Gesù all’Apostolo Tomaso). La chiesa è ricca di stucchi e affreschi tra i quali spicca, per qualità, l’opera di Alberto Marioni da Ponte (1836/1915). L’artista affrescò nel 1898 il Giudizio Universale sul soffitto della Chiesa. La scena si sviluppa in un racconto di facile comprensione e di buon effetto: Cristo è raffigurato benedicente fra le schiere di Angeli che accolgono le anime elette, mentre più in basso, a sinistra, avviene il rifiuto delle anime impure, che precipitano nelle tenebre tra i diavoli. Nella metà superiore dell’affresco, l’opera è caratterizzata da colori solari, che esaltano la luce proveniente da Cristo e dalla soprastante Croce, sorretta da un angioletto; la luce via via si affievolisce, per diventare tenebra negli inferi e sottolinea così la negazione della presenza di Dio. Dello stesso autore, sopra la porta maggiore, Gesù Cristo risorto appare a Santa Maria Maddalena: affreschi alla maniera dei grandi Maestri della pittura ottocentesca. All’interno della cappella di sinistra, nell’altare del crocifisso (opera del Pallotta), è inserita la splendida scultura in marmo bianco del Cristo in Croce del vicentino Orazio Marinali (1643-1720) che ritrae un “Cristo vivo in atteggiamento supplice verso il padre”; lo stile barocco è evidente nella plasticità dei corpi e nel tessuto arricciato e svolazzante. Documentata la provenienza, nel 1842, assieme al tabernacolo dell’altar maggiore, dai depositi demaniali di Santa Margherita di Venezia. Imponenti le opere lignee che decorano la chiesa, realizzate da Angelo Rosa nel 1882: cantoria e orchestra, quest’ultima decorata con rami e rose intagliate, angeli con tromba e altri stucchi e dorature, opera di scultori locali. Entro artistica cassa armonica è collocato infine l’organo storico, a 23 canne, costruito da G. Bazzani nel 1890. Sull’Altar Maggiore le statue dei Santi Andrea e Giacomo sono opera di Giuseppe Miniatelli di Sarone (1884). Tra le opere d’arte antiche ricordiamo un interessante olio su tela con soggetto l’Adorazione dei pastori, di scuola bassanese, databile alla fine del ’500. Accanto alla chiesa, si erge il campanile, eretto a partire dal 1774, opera di maestranze locali.

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